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lunedì 11 maggio 2009

LA PALLACANESTRO LIVORNESE: INTERVISTA DE "LA NAZIONE" A MASSIMO FARAONI

Postiamo un articolo de "La Nazione" in cui Lorenzo Gremini intervista Massimo Faraoni sulla crisi della pallacanestro livornese: "E’ un momento particolare per la Livorno dei canestri. Le bocce sono ferme perché il play-off non è stato centrato, la situazione economico-societaria grave. Diciamocelo francamente: il futuro del basket livornese di alto livello è quanto mai incerto, probabilmente al capolinea. Dei motivi che l’hanno portato a questo punto e delle possibilità future ne parliamo con Massimo Faraoni, una vita nel basket da dirigente. Intanto, Faraoni, un’analisi del perchè ci si trovi a questo punto si impone. «Diciamo che guardandoci indietro negli ultimi anni si è pensato più a prendere stranieri o giocatori anziani che investire sui giovani con cui si avrebbero avuti benefici economici e un patrimonio tecnico migliore». Si spieghi meglio. «Ecco, i ragazzi fatti in casa sia livornesi che acquisiti in giovanissima età costano meno di stipendio, attirano maggiormente il tifoso che con loro si identifica, garantiscono entusiasmo ed attaccamento alla maglia. poi possono essere ceduti facendo cassa». Si, ma il movimento di base a Livorno è ancora florido? «Certo che lo è. Le società che fanno attività giovanile e minibasket sono tante. Elenco a memoria: Don Bosco, Libertas, Pallacanestro Livorno, Us Livorno, Basket Meloria, Acli Stagno e Jolly Acli se non ne dimentico qualcuna. E lo fanno anche bene perché il Don Bosco per esempio andrà alle finali nazionali juniores». Ed allora? E’ la città imprenditoriale che non risponde? «Guardi che nel passato qualche aiuto è stato dato, e non indifferente. Però si doveva puntare a costruire una società vera dal punto di vista manageriale pensando anche al marketing di cui nell’era moderna non si può fare a meno sviluppando un progetto preciso ed invece si è vissuti alla giornata, cosa che non invoglia certamente un futuro socio o dirigente. E poi…». E poi? «Diciamo che quelli che investivano soldi non avevano voce in capitolo nella gestione e si sono stancati ed allontanati. Magari verso altri liti, qualcuno sempre nel basket». Allora cosa occorre fare? «Vista la tradizione che ha il basket a Livorno e in Toscana ripartire con un progetto preciso riguardante il settore giovanile. Con giocatori locali o reclutandoli nelle vicinanze un po’ come faceva la Libertas dei primi anni ruggenti o il Don Bosco i cui giocatori sono sparsi un po’ per tutta Italia tra A e Legadue tanto che se ne farebbe due quadre competitive». Si, ma se mancano le risorse? «Si deve ripartire da un campionato che la città attualmente si possa permettere e da lì iniziare un progetto tecnico sportivo, ma anche basato sul settore giovanile e sul marketing». Magari anche dalla Lega di serie A, quella che una volta era la serie B? «Dipende dalle risorse a disposizione, Certo se i soldi per fare la Legadue non ci sono si potrebbe anche vendere il titolo e giocare in un campionato che costa meno ed è ugualmente di qualità e da lì ripartire per una scalata». E che cosa ci vorrebbe? «Innanzi tutto dirigenti capaci. Si deve fare un passo indietro e mettere in campo un progetto nuovo che parta dal basso e dia fiducia alla città. Insomma ci vuole un personaggio che faccia da collante ed abbia capacità ed esperienza». Che potrebbe essere Massimo Faraoni. «No, questo non può essere perché io per la prossima stagione ho un contratto praticamente pronto con la Virtus Bologna, ma potrei essere disponibile, come ho sempre fatto, per dare dei consigli. Fermo restando che il progetto deve partire dalla società, passare per un manager e finire con un allenatore che sia in sintonia con la società perché spesso si guarda al proprio interesse ed invece l’interesse non deve essere quello dei giocatori, del manager o dell’allenatore che può sempre passare, ma della società. Che a sua volta deve tutelare tecnico e atleti sempre e comunque». Lorenzo Gremigni".

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